Liam Payne: la depressione, la droga e i pensieri suicidi

16 Ott 2024 Fabiano Minacci • Tempo di lettura: 2 minuti

liam payne

Liam Payne è morto a soli 31 anni cadendo dal terzo piano di un hotel a Buenos Aires. TMZ ha fatto sapere che “hanno confermato che è caduto dal terzo piano e non c’è stato nulla da fare; non sappiamo se sia stato intenzionale o accidentale”. Parole che hanno riportato alla mente alcune sue vecchie dichiarazioni in cui ha confessato di aver sofferto di depressione, di dipendenze e di aver avuto pensieri suicidi.

Ne ha parlato nel 2021 durante la sua partecipazione al podcast Diary Of A Ceo. “Negli anni degli One Direction avevo paura di non riuscire a capire quando avrei toccato il fondo. Penso che se l’avessi raggiunto nessuno l’avrebbe notato. Sono bravo a nascondere queste cose“.

Il cantante, sempre durante quella chiacchierata, ha anche detto di aver sofferto di depressione e a causa della pressione dei fan viveva costantemente arrabbiato. “Ho fatto uso di alcune pillole per affrontare l’inaspettata popolarità. Ci sono cose di cui non ho mai parlato. Avevo un problema. Poi ho capito che avevo bisogno di darmi una regolata. La mia faccia era stravolta dalle pillole e dall’alcool, non mi piacevo per niente“. In questo periodo ha anche pensato al suicidio.

Liam Payne ha poi raccontato di aver passato lunghi momenti chiuso nella sua stanza d’albergo. “Per la nostra sicurezza passavamo le serate chiusi nella nostra stanza d’albergo. E cosa c’era lì? Un minibar? Così ho pensato “farò una festa per me stesso” e questa cosa è andata avanti per molti anni”. Con l’arrivo della pandemia oltre la droga il cantante aveva iniziato anche a bere molto. “Poi ho capito che dovevo darmi una regolata“. Ai tempi dell’intervista (luglio 2021) aveva dichiarato di essere “sobrio da un mese”.

Liam Payne lo scorso anno: “Ero messo male in quel momento”

“Ero messo male in quel momento. Sono stato davvero felice quando sono arrivato a mettere un freno a quella vita vita e al lavoro. Non ho avuto il mio telefono per quasi 100 giorni. Però mi è servito tutto. Non mi sono connesso affatto al mondo esterno e mi ha fatto benissimo. Dopo essere uscito, il punto più difficile è stato riaccendere il telefono… perché era un po’ spaventoso. Tuttavia la riabilitazione è stato un bel mondo in cui tornare”.

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