Enzo Paolo piange: “Dura accettare ciò che mi è successo, vergognarmi”

20 Set 2024 Anthony Festa • Tempo di lettura: 3 minuti

Enzo Paolo Turchi piange

Dopo una giornata passata a ridere e scherzare con il resto dei gieffini, ieri sera Enzo Paolo Turchi al Grande Fratello si è aperto con Shaila Gatta e Amanda Lecciso ed ha avuto un crollo emotivo. Il coreografo ha pianto e ha rivelato di sentire la mancanza della sua Carmen, poi ha aggiunto che sta iniziando a fare i conti con degli episodi molto dolorosi e delicati del suo passato.

“Amore mio Carmen Russo mi manchi, lo sai. Mi manca nella vita, lei mi ha fatto così tanto, mi ha aiutato. La mia Carmen Russo. Qui ho trovato un po’ le forze. Tutti abbiamo i problemi, però alla mia età è dura e difficile. Ragazze è dura. Cosa? È dura accettare quello che mi è successo, vergognarmi. Pure questo è doloroso. Perché mi chiedo perché, come mai. Io cerco di non danneggiare mai gli altri, non far male e invece poi…

Io pensavo di averlo dimenticato e invece no. Io sto aprendo questa porta che era chiusa con mille lucchetti dentro di me.  Bisogna liberarsi di quello che nascondiamo dentro. Ve lo dico come consiglio. A Maria voglio dare l’affetto che non ho avuto io, voglio darle tutto, ma non in senso materiale. A casa mi mostro per quello che sono, Maria sa tutto, anche le mie fragilità. Poi sono d’accordo con voi, che anche gli uomini devono piangere ed essere fragili nei momenti in cui si sentono così”.

Enzo Paolo e la sua infanzia difficile.

Probabilmente lo sfogo di Enzo Paolo ha a che fare con il suo passato fatto di tragedie e periodi molto difficili. Qualche mese fa il coreografo in un’intervista rilasciata a Il Messaggero ha parlato della sua famiglia.

“Io ho avuto un’infanzia molto difficile e durissima. Da bambino ho fatto la fame, sono cresciuto nelle strade dei Quartieri Spagnoli. Quando avevo 4 anni mio padre ci abbandonò – a me e mia sorella Lidia – e mia madre, che già aveva visto morire due figlie, uccise da un carro armato, perse la testa. Spariva per giorni. Così mi ritrovai a dormire dove capitava e a fare le pulizie in una bisca per mangiare almeno un panino.

Per fortuna, in uno dei rari periodi in cui ci stava con la testa, mia madre riuscì a iscrivere me e mia sorella alla scuola di danza del San Carlo, dove un nonno – che non ho mai conosciuto – era stato maestro di oboe, l’altro timpanista. All’inizio la danza non mi piaceva: troppa disciplina. Poi mi appassionai e a 16 anni e mezzo mi diplomai. Senza quella scuola chissà che fine avrei fatto. Ero un po’ scapestrato”.

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