Ecco perché Barbara d’Urso ha querelato due volte Selvaggia Lucarelli

05 Ott 2024 Fabiano Minacci • Tempo di lettura: 2 minuti

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Quando Barbara d’Urso e Selvaggia Lucarelli si sono incontrate a Ballando con le Stelle la giudice ha ironizzato sul fatto di aver ricevuto dalla conduttrice ben due querele. E la domanda che tutti si sono posti è stata: perché l’ha denunciata ben due volte? E ve lo dico io.

Ecco perché Barbara d’Urso ha querelato due volte Selvaggia Lucarelli

La prima denuncia che Barbara d’Urso ha fatto a Selvaggia Lucarelli risale al 2013. Alla conduttrice non era piaciuto un commento della giornalista che, ospite da Andrea Scanzi a Reputescion, l’aveva definita “un’arruffapopoli che cerca facili consensi con argomenti puramente demagogici“. Una frase che il giudice non ha ritenuto offensiva.

“Sarebbe interessante vedere la faccetta della d’Urso alla notizia che la sua causa per diffamazione contro me e Andrea Scanzi l’ha persa” – le parole di Selvaggia – “E pensare che i giudici ormai danno ragione perfino a Berlusconi, davvero un brutto colpo per Barbarella. Daje!. Continuerò a esercitare il mio diritto di critica, di satira e di opinione, sempre nel rispetto del lecito, che è cosa che stabilisce la costituzione, e del buonsenso, che è cosa che stabilisco io”.

Ma se la denuncia del 2013 il giudice l’ha archiviata, quella del 2014 è andata a buon fine e Selvaggia Lucarelli è stata condannata per diffamazione.

La vicenda risale al 2014 quando, commentando un’ospitata della d’Urso a Le Invasioni Barbariche, la Lucarelli aveva cinguettato: “L’applauso del pubblico alla d’Urso ricordava più o meno quello alla bara di Priebke”. Frase che il giudice ha reputato offensiva dato l’accostamento del nome della conduttrice a quello del criminale nazista. A niente sarebbe servita la difesa di Selvaggia che ha spiegato che il paragone era semplicemente per il “poco entusiasmo nell’applauso”, dato che il giudice l’ha dichiarata colpevole del reato di diffamazione aggravata e a 700 euro di multa, oltre al risarcimento del danno e alla rifusione delle spese legali sostenute dalla persona offesa.

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