Vi ricordate quando Alex Palmieri faceva il cantante? “Mi prostituivo segretamente per pagarmi i videoclip”

Categorie: LGBT
Alex Palmieri ora è un affermato attore a luci rosse, ha una pagina su 0nlyFans molto seguita e ha collaborato con i più grandi del settore. Oltre un decennio fa, però, il suo nome era noto nell'ambiente LGBT+ perché faceva il cantante e spesso veniva ospitato qua e là alle varie serate.
"Erano gli anni dei Backstreet Boys, di Britney Spears: guardavo le loro coreografie e rimanevo affascinato, maturando il sogno di poter ballare un giorno su un pezzo mio" - ha dichiarato a VanityFair - "Ho studiato canto da autodidatta e imparato a muovermi nella maniera giusta sul palco facendo grande attenzione ai dettagli. I primi tour, per esempio, li facevo tutti in playback perché ci tenevo a non sbagliare neanche un passo: dovevo fare tutto da solo, e l'unico modo per andare avanti era essere pragmatico e curare l'organizzazione. [...] Quando ero ragazzo ho investito tutto nella musica, al punto da lasciare la scuola per dedicarmi completamente al mio progetto: dai 15 ai 29 anni non ho pensato ad altro. Non ho, però, rimpianti: ho fatto tutto da solo, senza agenti e senza appoggi".
Alex Palmieri nel corso della sua carriera da cantante ha registrato numerosi singoli e fatti altrettanti video, tutti molto costosi.
"Il mio ultimo videoclip mi è costato 20mila euro: tutto quello che mi entrava lo reinvestivo nella musica, che puntualmente non funzionava. Come prendevo i soldi? Mi prostituivo segretamente per pagare la mia musica. Ho fallito. Un sogno in cui avevo creduto tanto e che si era spezzato davanti ai miei occhi. Per lavorare ed esibirmi nei locali in giro per l'Italia per promuovere i miei album mi sono anche prestato ad atti s3ssuali con i gestori pur di ottenere una data. È per questo che ha fatto male: il mio lavoro era la mia ragione di vita".

Alex Palmieri: "La visibilità era per me una droga"

Musica a parte, in quel periodo Palmieri era ossessionato dalla fama. "Il mio obiettivo? Essere riconosciuto. [...] Più andavo avanti e più vivevo per la visibilità e la voglia di apparire: per me era una specie di droga. Non importava che avessi 20 euro nel portafoglio, bastava che avessi 2 minuti su Rai1. Era una vera e propria dipendenza la mia".