Achille Costacurta: “Sono stato chiuso in un centro penale”

07 Set 2024 Anthony Festa • Tempo di lettura: 2 minuti

Achille Costacurta fa un racconto

Dopo un’estate in cui è stato travolto da un’enorme polemica per quello che ha pubblicato sui social (soprattutto per le frasi rivolte alla madre), oggi Achille Costacurta ha voluto parlare senza filtri con i suoi follower. Il 19enne oggi in una diretta TikTok ha dichiarato di aver sempre lavorato ed ha anche aggiunto che presto tornerà a studiare. Il figlio di Martina Colombari ha poi confessato di essere stato per un anno e mezzo in un centro penale a Parma. Achille Costacurta ha raccontato alcuni aneddoti di quel periodo passato in comunità.

Achille Costacurta e il passato in un centro penale.

“Le polemiche? Faccio errori come tutti, ma sono un bravo ragazzo. Nella vita ho fatto tante cose, ho fritto in un bar, poi ho lavorato in ufficio. Poi ora mi sono fermato per pensare, il 3 ho un’udienza, poi vado a riscrivermi al liceo. Mi presento all’esame senza dover frequentare la scuola. Sono stato un anno e sette mesi in un centro penale a Parma. Eravamo ragazzi di tutte le età, in camere da 4 ed eravamo in 30. Loro dal sert prendevano 160 Euro a persona e a noi davano massimo un cucchiaino di parmigiano a pranzo e uno a cena, il ketchup e la maionese solo il sabato e la domenica, le bibite solo nei festivi. Il pomodoro che usavano per fare la pasta… perché io sono stato in cucina e nell’orto, poi però ho usato il trattore di notte e mi hanno tolto questa possibilità. Però sbagliando si impara e per fortuna l’ho capito adesso, meglio ora che a 50 anni.

Adesso è sabato e ora devo chiamare l’avvocato. La comunità? Ne parlerò nel mio libro, tanti ricordi traumatici li ho rimossi. Però è diverso dal carcere, lì c’erano gli educatori. Non potevo uscire e non potevo fare nulla. Ci sono stato dai 15 ai 17 anni. Sveglia alle 7:30, se tu alle 7:45 non eri già a fare colazione avevi una sigaretta in meno, ne avevamo dieci al giorno. Se tutti i partecipanti non erano in fila, non facevano mangiare nessuno. Facevano arrabbiare tutti con chi sbagliava. Robe assurde. Era un posto gestito dalla chiesa. Però questa esperienza dura mi è servita, ma la mia testa è un po’ matta e ogni tanto ci ricasco”.

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